A scuola le testimonianze sulla tossicodipendenza dei giovani della comunità “Nuovi Orizzonti”

All’IISS Archimede di Rosolini giornata dedicata alle attività di informazione e prevenzione all’uso di droghe e alcol, promosso dal Comune di Rosolini. La prevenzione come educazione nell’ambito dei percorsi di Educazione Civica.

Da martedì 29 novembre a venerdì 2 dicembre, la città di Rosolini ha ospitato i giovani operatori di Nuovi Orizzonti. Nell’ambito degli accordi di cooperazione tra scuola e territorio, anche l’Istituto di Istruzione Superiore Archimede ha aderito all’iniziativa del Comune di Rosolini, che ha promosso una campagna di sensibilizzazione in materia di prevenzione dell’uso di droghe e alcol in età scolare, attraverso una serie di azioni informative a cura degli operatori dell’associazione fondata e guidata da Chiara Amirante.

La conferenza per la prevenzione sulle droghe, svoltasi venerdì 2 dicembre nella Sala Biblioteca dell’Archimede, ha visto la presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, dott.ssa Lucia Piazzese, che ha dato impulso alle testimonianze degli operatori della comunità Nuovi Orizzonti, operante interventi di recupero, azioni di solidarietà e sostegno ai giovani in difficoltà in numerose sedi dislocate in un contesto internazionale. L’associazione di volontariato onlus propone percorsi di ricostruzione integrale della persona nella dimensione psicologica, umana e spirituale.

In apertura dei lavori la Dirigente Scolastica, dott.ssa M. Teresa Cirmena, ha ribadito che la scuola è il luogo privilegiato per la formazione dei futuri cittadini, in cui imparare alla convivenza sociale e all’acquisizione di valori, informazioni, conoscenze su tutte quelle problematiche che affliggono la società. In particolar modo, attraverso la testimonianza diretta di persone prigioniere della tossicodipendenza che hanno avuto la forza e la consapevolezza di lottare contro la droga, gli adolescenti sono stati stimolati a maturare le riflessioni per comprendere a fondo la tematica.

Emotivamente forte la testimonianza degli operatori del centro toscano di Montevecchi, che hanno compiuto il percorso di recupero in comunità e che adesso in qualità di educatori invitano a riflettere sui rischi legati al consumo di droghe e sulle cause e sulle conseguenze che tale uso comporta, promuovendo una campagna di prevenzione del disagio giovanile e delle dipendenze al fine di contrastare la crescente diffusione di sostanze stupefacenti tra gli adolescenti in età sempre più precoce.

Il contributo della struttura Cittadella di luce è quello di ridonare vita e speranza a quelle persone colpite dal dramma della droga, con interventi sulla persona sia dal punto di vista terapeutico-riabilitativo che educativo. I ragazzi ospitati nel centro vengono avviati ad un percorso di accoglienza e di accompagnamento, di sostegno e di solidarietà, durante il quale sono guidati verso l’allontanamento dall’utilizzo di sostanze attraverso un percorso spirituale di avvicinamento alla fede. Al termine del programma pluriennale di riabilitazione è previsto lo svolgimento di attività lavorative per consentire il reinserimento sociale della persona. Ridotte sono le percentuali dei soggetti che riescono ad uscire dal tunnel (dal 5 al 7%) poiché è difficile cambiare radicalmente la vita vissuta, e purtroppo dopo due anni di tossicodipendenza il rischio di morte è elevato.

L’equipe a servizio dei ragazzi fragili è formata da Cavalieri della luce, questi hanno il compito di offrire un supporto all’interno della struttura che miri a stimolare e rafforzare la motivazione al cambiamento ma anche di proporre all’esterno progetti destinati ad ogni ordine di scuola, comunità parrocchiali, quartieri e strade, come percorso di orientamento alla sensibilizzazione alle dipendenze di droga e alcool.

Il testimone, Marco Mattinuzzi, raccontando la sofferta e drammatica esperienza personale, ha suscitato un significativo momento di ascolto empatico e riflessione cosciente negli studenti partecipanti. Oltre a raccontare gli effetti terribili all’epoca dell’assunzione della sostanza, alle sofferenze e conseguenze dannose per la sua salute psico-fisica, ha spiegato che si innesta un sentiero perverso che determina il pericolo di vita.

La difficoltà delle problematiche dell’adolescente, la conseguenza dei rapporti genitoriali, le dinamiche della vita scolastica, affettivo-amorosa e sociale inducono malessere, disagio, vuoto, isolamento, perdita di autostima, mancanza di aspettative, che assemblate provano una sofferenza interiore difficile da esternare. La conseguenza è malessere psicologico e disorganizzazione sociale. Chi ha un livello culturale basso, è più a rischio di chi ha un livello culturale medio-alto, ma nei ceti sociali elevati, dove il rapporto tra i componenti di una famiglia è una rappresentazione teatrale sociale e il benessere economico più elevato, si manifesta ugualmente scoramento e disorientamento tanto da indurre alla dipendenza da stupefacenti.

Si inizia dalla canna per proseguire con uso di alcol, eroina, cocaina. Nasce la ricerca del divertimento, dello sballo, delle notti in discoteca. Cresce il senso di vuoto, paura, solitudine, fragilità, impotenza, frustrazione, angoscia, paranoia, ansia; tutto ciò provoca disinteresse nella scuola, incapacità ad intrattenere amicizie, disattenzione allo sport.
Nei ragazzi, le decisioni sui comportamenti da intraprendere sono maggiormente dettate da impulsività, ricerca della gratificazione immediata, sottovalutazione delle conseguenze future e pressioni dei pari che si approfittano della situazione di disagio. Le reti amicali diventano relazioni tossiche. Ma intanto la dipendenza non è più mentale e degenera in quella fisica.


Il tossico si illude di poter smettere ma non ha capacità di decisione, autocontrollo, autoregolazione, rimane soltanto l’alterazione delle emozioni. Oramai capace di manifestare solo rabbia e piacere; rabbia quando è lucido, piacere quando assume sostanze. Si perde il senso della dignità umana, degenerando in una vera forma di autolesionismo. Giungono i  problemi di denaro e si inizia a rubare, diventando un emarginato sociale. L’approvvigionamento e il consumo della droga, purtroppo, diventano la ragione fondamentale di qualunque pensiero e comportamento di chi ne fa uso. La persona perde il controllo sulla sua vita e, pur desiderando di uscire da questa condizione, i tentativi che attua, spesso si rivelano fallimentari.

Gli operatori della comunità hanno auspicato che le testimonianze di chi ha vissuto nel baratro della droga senza aspettative di vita, senza sogni, senza progetti per il futuro, abbiano la valenza di un’attenta attività di prevenzione nelle scuole affinché gli studenti conoscano realmente i pericoli per la salute che ne conseguono.

La conferenza ha visto uno spazio dedicato ad interventi mirati tramite la presentazione di quesiti formativi da parte degli studenti e le considerazioni educativo-pedagogiche del prof. Corrado Vaccaro.

Gli studenti delle classi, dalle seconde alle quarte del Liceo, dell’ITIS e dei Servizi Commerciali, hanno assistito alla conferenza in streaming, mentre le quinte hanno partecipato in presenza con ascolto e coinvolgimento attivo. Un approccio reale di interiorizzazione all’apprendimento per la trasmissione dei contenuti del processo educativo posto in atto nell’ambito dei rapporti costanti e proficui tra scuola e territorio su una problematica sociale di scottante attualità.

Prof.ssa Maria Di Noto