Archimedia, come nasce la nostra redazione

La redazione nata da un semplice laboratorio di giornalismo sui Big data. Il case study raccontato dagli esperti Brafa e Megna, docenti dell’Archimede.

In principio doveva essere un Pon per apprendere contenuti nuovi, sperimentare sul campo e tradurre dati in parole. Quelle parole, però, sono diventate altro. Hanno acquistato un peso differente: potenti e forti come il cemento, capaci di stratificarsi dando basi solide al sentimento di appartenenza a un gruppo. Quel gruppo ora affiatato che palesa la voglia di continuare a essere parte di un “noi” e che trova la sua realizzazione nella creazione di una redazione. Concluse le 30 ore di didattica inizia un percorso in cui non si firmano più le entrate né le uscite, non si conteggiano i minuti, perché quando si scova la notiziabilità di un evento, la notizia non attende, va comunicata.

La magia di Datafusion, forse, sta tutta qua: nella capacità di aver messo assieme soggetti diversi per età, competenze, indirizzi, passioni. Una redazione d’istituto eterogenea nata sotto la buona stella dell’Archimede che riunisce studenti dei tre plessi, rappresentandoli degnamente, che hanno dimostrato di volersi mettersi in gioco. Da ottobre a dicembre, abbiamo permesso a più di venti ragazzi di vivere un’immersione totale e totalizzante nel mondo del giornalismo. Un viaggio veloce con più fermate: siamo partiti dal fondo, dagli assiomi della comunicazione e dalla distinzione, sempre più confusa, con l’informazione. Nella risalita alla conoscenza, siamo stati accompagnati da decani del giornalismo siciliano. Abbiamo appreso come redigere comunicati stampa e ascoltato la testimonianza del giornalista Giuseppe Lorefice, già addetto stampa del Comune di Rosolini. Abbiamo varcato le soglie della radio, ospiti di Radio Ram e di Pippo Moncada, per comprendere l’importanza della lettura, dell’improvvisazione, del ritmo, della voce. Abbiamo ospitato le telecamere di RegioneLife sotto la sapiente guida del giornalista siracusano Giuseppe Cascio. Con lui il workshop di giornalismo televisivo ha assunto il carattere ludico necessario per rompere la timidezza con tecniche adeguate, prendendo infine confidenza col mezzo. Ci siamo affacciati all’apparente e indecifrabile mondo dei Big Data; abbiamo aperto piattaforme mai esplorate, abbiamo scritto su “muri” interattivi e calato domande in piattaforme. Quando è giunto il momento, i quesiti hanno preso la forma di questionari che i ragazzi hanno somministrato ai concittadini per le vie della città. Una città che hanno iniziato a sentire, forse per la prima volta, veramente loro. I sondaggi li hanno entusiasmati, l’infografica ha risvegliato in loro la voglia di rappresentare il mondo con linee e colori; la traduzione delle percentuali su un testo è stata la molla per ideare il blog, quello spazio tutto nostro, quel contenitore che conterrà i nostri contenuti, che è stato il completamento di un gioco di squadra.

Lezione dopo lezione, è cresciuta la voglia di sapere, ritrovarsi, chiedere, ideare. È la telecamera dell’Associazione Corto Barocco con la grande pazienza di Tommaso Latina che li ha elevati a reporter e inviati per un giorno a scuola con servizi che hanno raggiunto la televisione. E noi con loro, grazie a una tv locale, Canale 8, che ha aperto le porte degli studi televisivi avolesi per registrare la prima edizione di un telegiornale scolastico con la regia della giornalista Mara Di Stefano.

Datafusion è stata davvero una fusione: di abilità, conoscenze, competenze. Non importa quale mezzo, noi abbiamo provato a presentarne loro diversi per prendere confidenza con gli strumenti ma soprattutto con loro stessi. Tenere in mano un microfono, scorrere i quesiti di un sondaggio, relazionarsi all’altro da intervistare, fissare una telecamera, correggere anche spontaneamente postura e dizione. Interrogarsi con spirito critico sul mondo circostante, agire sul public speaking, cogliere l’importanza di una comunicazione efficace seguendo il volo virtuoso del messaggio, lavorare sulla stima del sé, arricchire il proprio bagaglio culturale iniziando a porsi quesiti base a partire dall’atavico “perché”, per continuare con più coraggio a muoversi lungo quel percorso di crescita professionale e umana partito dalla rete internet ma che è stato capace di trasformarsi in qualcosa di più: una rete di attori presenti sul territorio, una rete sociale, una rete decisamente umana.

Ecco cos’è stato, in breve, “Datafusion, esperimenti di Data Journalism” e cosa sarà. Non è possibile esprimere a pieno il concentrato di emozioni vissute ma tanto basta per dare il senso di cosa significhi oggi vivere bene la scuola. E se la buona scuola è anzitutto quella del fare, la miglior scuola resta sempre quella del donare. Che siano insegnamenti, tempi, spazi, consigli, sorrisi o preziose opportunità. Perché i nostri giovani hanno bisogno di competenze ma soprattutto di tornare ad arare terreni in cui coltivare sogni. Le speranze perdute, i sogni dimenticati, le disillusioni foraggiate dal sensazionalismo, dalle fake news o dalla misinformazione. Ripartiamo dai sogni che quando si fissano su carta diventano progetti che, prima o poi, diventano realtà. Come è successo con Archimedia. Un caso, una nuova pagina di un grande block notes donato dalla Comunità Europea, per continuare a scrivere assieme la storia dell’Istituto d’istruzione Superiore “Archimede” di Rosolini.

Alessandra Brafa
Gianpiero Megna