Se siamo ciò che siamo diventati è solo grazie alla Scuola

L’Esame di Stato segna la fine del ciclo di studi dell’istruzione secondaria. Cinque anni pieni di emozioni e insegnamenti non solo a livello scolastico ma anche di vita. Cinque anni in cui si condivide il buongiorno con compagni di classe e professori, la colazione e talvolta il pranzo, momenti di esperienza fuori dalle aule. Si condivide la vita per cinque anni, assieme alla gioia di un voto alto e alla tristezza di uno basso, e giorno dopo giorno si arriva al momento d’arrivo che segna la fine di un percorso di studio e l’inizio di una nuova fase di vita. Mature saranno le amicizie che, nate tra i banchi, si manterranno anche fuori dalle mure della classe. I docenti sono stati per cinque anni gli esempi ispiratori di ciò che si vorrà diventare una volta fuori da lì. 

Quest’anno l’Esame di Stato si è svolto in maniera atipica ed è giunto al termine di mesi di didattica a distanza. Un anno che rimarrà nella storia, di cui saremo stati i protagonisti, un’esperienza strana ma edificante, in cui abbiamo imparato a essere classe anche attraverso uno schermo, riuscendo, ciò nonostante, a ridere e a condividere stati d’animo diversi, come la malinconia del periodo in cui ci siamo trovati da un momento ad un altro.

La settimana precedente gli esami conclusivi, ogni studente è animato da sentimenti contrastanti: dalla voglia di finire e guadagnare la libertà tanto desiderata alla paura di fallire. Ma il giorno del colloquio finale, faccia a faccia alla commissione, sciolta la tensione, parola dopo parola, ci si entusiasma nell’esporre le conoscenze apprese, nel mostrare le competenze potenziate in anni di crescita dal punto di vista professionale e umano.

Una volta fuori dalla sede di esame le reazioni sono tante, tutte diverse e personali: c’è chi tira un sospiro di sollievo, chi scoppia in un pianto liberatorio, chi salta dalla gioia. Tutte emozioni dettate dal momento vissuto, carico di adrenalina. Nel giorno del mio esame orale, a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria da Covid-19, c’era un solo testimone, ma nel mio cuore c’erano tutti quelli che mi hanno sostenuto in questi anni. Io, personalmente, ho assistito a diversi esami e sono onorata di aver tenuto la mano a tanti miei cari amici. Questa scuola mi lascia un zaino carino di esperienze, di amicizie e tanto altro.

Se il Coronavirus ci ha fatto capire quanto sia importante andare fisicamente a scuola e vivere i ritmi della comunità scolastica, dall’altro è mancato il contatto. Sono mancati gli abbracci tra compagni, tra professori, i sorrisi così come i momenti di rimprovero; ci è stato “tolto” tutto questo ma ad oggi ringraziamo di essere qui, vivi, e con la voglia di abbracciarci forte e presto, di nuovo, ancora. In fondo, abbiamo forse capito meglio e a fondo perché l’Esame di Stato era un tempo appellato di “maturità”.

La maturità non è solo a livello scolastico ma è anche a livello di crescita personale. La maturità è quando sei pronto a sostenere i tuoi compagni di scuola durante un momento di assoluta debolezza. Capisci di essere maturo quando, nella tua mente, prendono forma idee di progetti futuri e senti l’entusiasmo di nuove e infinite possibilità, per questo speri in un voto finale che possa testimoniare la tua crescita, sebbene il valore degli studenti non stia nella somma di numeri. Non siamo un voto di diploma: noi giovani siamo il risultato di esperienze, siamo testimoni di un periodo storico particolare, siamo testimonianze di vita. Siamo speranza, siamo il futuro che si fa presente. E se siamo ciò che siamo diventati è solo grazie alla Scuola.

Mariachiara Pirosa, VB, Servizi Alberghieri 

23/06/2020: la Maturità è mia. “L’ansia era forte, la paura mi perseguitava, ma una volta che ho iniziato a parlare non riusciavo più a fermarmi. Uscita dall’aula ho tirato un sospiro di sollievo e avevo un sorriso che non mi abbandonava le labbra. Finalmente Matura, solo questo riesco a pensare. Questo capitolo è chiuso, ma adesso è il momento di iniziarne uno nuovo. Mi mancherà l’abbraccio di tutte le mattine per nove mesi, mi mancherà ascoltare i miei professori spiegare con il sotto fondo di una classe disattenta, mi mancherà vedere e andare a scuola come una studentessa. Questa scuola ci lascia quel sentimento vivo e quell’emozione di ritornare a salutare i professori e magari sedermi a sentire nuovamente una lezione di italiano, francese, inglese, alimentazione.Tutto questo mancherà.Mariachiara Pirosa, VB, Servizi Alberghieri