Vi racconto il mio Erasmus a Praga

Nell’ambito delle iniziative di formazione afferenti al progetto Erasmus Plus AK121 e promosse dal nostro istituto grazie all’impegno della referente Prof.ssa Concetta Calvo, lo scorso mese di febbraio ho avuto la possibilità di partecipare a un corso di formazione di una settimana, a Praga, sulla didattica inclusiva. Il tema è sicuramente fra i più attuali nel mondo della scuola, ma in realtà il corso mi ha permesso di riflettere anche su molte altre tematiche, nonché problematiche, che gravitano attorno alla professione del docente.

La nostra preparatissima e coinvolgente insegnante, Denisa Mouchovà, ci ha innanzi tutto proposto alcune attività che avevano l’obiettivo di farci conoscere meglio. Oltre a me, infatti, al corso prendevano parte anche insegnanti provenienti dalla Spagna, dalla Romania e dalla Turchia. Tali attività erano tutte legate alla metodologia dell’apprendimento cooperativo, che è stata una delle parole-chiave della settimana: attraverso di essa tutti abbiamo avuto l’opportunità di discutere su importanti temi educativi e di confrontare i nostri punti di vista e le nostre esperienze, nonché le peculiarità dei diversi sistemi scolastici europei.

Uno dei primi concetti che ci sono stati spiegati è stato quello della differenza tra integrazione, inclusione, separazione ed esclusione. Riporto un’immagine molto efficace in tal senso:

Non sempre, mentre insegniamo, facciamo caso a queste cose, che sono invece molto importanti, dato che lo scopo della Scuola non è solo educare, ma anche far socializzare gli studenti.

E ovviamente non può esserci socializzazione senza comunicazione, altro tema-cardine del corso. I primi comunicatori, manco a dirlo, siamo noi insegnanti. Ma cos’è la comunicazione e quali sono le caratteristiche di un buon comunicatore? Stuzzicati da Denisa con questa domanda, tutti abbiamo provato a dare una risposta. Io, strizzando l’occhio a un sempreverde Cicerone, ho tirato in ballo inventio, dispositio, elocutio, memoria ed actio. Cose che annoiano mortalmente gli studenti di latino. Ma ci ho azzeccato. Il buon comunicatore, infatti, sceglie con cura le cose da dire, stabilisce l’ordine con cui le dirà, cura l’aspetto formale della sua esposizione (magari adeguando la lingua al pubblico che ha davanti), appronta una scaletta per tenere a mente gli snodi essenziali del tuo intervento e si assicura di stabilire un contatto con l’uditorio, attraverso la gestualità o la mimica facciale, passeggiando fra gli astanti o semplicemente rendendosi visibile e scandendo bene quello che sta dicendo.

Un buon insegnante, come un buon comunicatore, in poche parole, deve essere chiaro. Non violento, non aggressivo, ma assertivo. Solo questo? No, la lista è lunga. Oltre che un comunicatore, infatti, l’insegnante è anche un formatore, un esperto (della sua materia), un mentore, un coach e un facilitatore. Per riuscire ad essere tutte queste cose insieme, deve riuscire a fare tante cose, per esempio rispettare il punto di vista dei suoi alunni, anche se non è d’accordo, essere disposto a cambiare idea, ascoltare i suoi alunni e metterli a proprio agio all’interno del gruppo-classe, saper scendere a compromessi, non giudicare, non avere pregiudizi e, soprattutto, riuscire a far sviluppare l’autoconsapevolezza (self-awareness) dei suoi studenti.

L’insegnante, infatti, ha un ruolo fondamentale nell’autostima degli alunni e, di conseguenza, esercita un ruolo essenziale nell’espressione del loro potenziale di apprendimento. Per questo è importante che sia anche empatico, che riesca a comprendere le particolarità e le esigenze di tutti i suoi allievi, insegnando loro a gestire le emozioni e le frustrazioni. Solo allora potrà dirsi inclusivo.

            Parlando di emozioni, spontaneo è stato il riferimento alla psicologia, in particolar modo a quella branca chiamata psicologia positiva, ovvero “lo studio scientifico di ciò che rende la vita degna di essere vissuta”. Abbiamo parlato di quanto sia importante applicarla al contesto scolastico, promuovendo relazioni positive e la creazione di un ambiente di apprendimento positivo. Incoraggiare gli studenti a concentrarsi sui loro punti di forza e sui loro successi, per esempio, può aiutarli a sviluppare una maggiore autostima e a sentirsi più motivati a imparare.

D’altronde l’approccio positivo nei confronti dei nostri studenti ce lo insegna anche un nostro esimio collega, Luca Serianni, che diceva: “Chi sceglie di fare l’insegnante non può permettersi il lusso di essere pessimista, perché ogni allievo è una risorsa preziosa”. Insomma, non bisogna mai smettere di credere nei propri studenti e nelle loro potenzialità, né di impegnarsi per garantire loro, tra le mille difficoltà e i mille ostacoli, un’istruzione adeguata e inclusiva.

Ringrazio la Dirigente della nostra istituzione scolastica, Dott.ssa Maria Teresa Cirmena, per la sensibilità, l’apertura e il sostegno dimostrati a favore di progetti come quello dell’Erasmus, che rendono la nostra scuola protagonista di uno scenario europeo e permettono di aprire orizzonti di crescita e di innovazione ai diretti interessati. Ringrazio la responsabile del progetto, Prof.ssa Concetta Calvo, per l’instancabile lavoro di gestione e coordinamento delle svariate convenzioni stipulate in tutta Europa e per il supporto che non mi ha mai fatto mancare prima, durante e dopo.

Il nostro è il mestiere più bello del mondo e il ricordo di un’esperienza come questa, che mi ha fatto capire quanto sia difficile insegnare bene, contribuirà a non farmelo mai dimenticare, spronandomi e sfidandomi a non perdere l’entusiasmo e a fare sempre di più e sempre meglio!

Prof. Sebastiano Raimondo